Andrej Dmitrievič Sacharov (Mosca, 21.5.1921 - 14.12.1989)
fisico, difensore dei diritti civili, confinato politico

Figlio di un professore di fisica, nel 1938 si iscrive alla facoltà di fisica dell'Università di Mosca. Si laurea a pieni voti nel 1942 ad Ašchabad, dove è stato evacuato. Dal 1945 dottore all'Istituto di fisica dell'Accademia delle scienze dell'URSS (FIAN). Nel 1948 viene inserito in un gruppo di ricerca incaricato di elaborare un'arma termonucleare sovietica, e qui per 20 anni S. lavora "in condizioni di assoluta segretezza e tensione". Nel 1950 insieme all'accademico I.E. Tamm sviluppa l'idea di un reattore termonucleare a contenimento magnetico, che sta alla base degli studi sulla fusione termonucleare controllata. Nel 1953 l'URSS sperimenta la prima bomba all'idrogeno, e S. diventa accademico, tre volte Eroe del Lavoro socialista (1953, 1956, 1962), riceve i premi Stalin (1953) e Lenin (1956).
Nel 1966 sottoscrive due petizioni: la lettera di protesta al XXIII congresso del PCUS, contro l'attesa "riabilitazione" di I.V. Stalin, e l'appello al Soviet Supremo della RSFSR, contro l'introduzione dell'articolo 190-1 nel Codice penale della RSFSR. Nel 1968 scrive il trattato Considerazioni sul progresso, la coesistenza pacifica e la libertà intellettuale, in cui auspica la convergenza fra il sistema socialista e quello capitalista. Il trattato, pubblicato all'estero e ampiamente diffuso anche in URSS attraverso il samizdat, ha risonanza mondiale: il suo autore viene allontanato dal lavoro segreto e torna al posto di ricercatore al FIAN.
Nel marzo 1970 insieme allo storico Roy Medvedev e al fisico Valentin Turčin rivolge un appello ai dirigenti dell'URSS "con un'unica idea-chiave: la necessità della democratizzazione e della libertà intellettuale per il successo del progresso tecnico-scientifico del nostro paese". Questo appello è uno degli ultimi tentativi di proporre alle autorità un programma di riforme democratiche del sistema socialista.
Da questo momento S. s'impegna in un'attività di difesa dei diritti civili, che continuerà ininterrottamente per 10 anni. Ogni anno sottoscrive decine di documenti, in cui compaiono centinaia di nomi di perseguitati per le loro convinzioni: persone di diverse nazionalità, di diverso credo politico e religioso. S. chiede l'abolizione della pena di morte, la proclamazione di un'amnistia per tutti i condannati politici, la riabilitazione dei popoli deportati.
Nel 1970 è uno dei fondatori del Comitato per i diritti dell'uomo, per il quale lavorerà tenacemente per tre anni, firmandone la maggior parte dei documenti. A lui si rivolgono singoli cittadini e rappresentanti di gruppi nazionali e religiosi colpiti da persecuzioni. Il 30.10.1974 nel suo appartamento di Mosca, divenuto uno dei centri dell'attività di difesa dei diritti civili, si tiene una conferenza-stampa, in cui viene proclamata per la prima volta la Giornata del detenuto politico in URSS.
Nell'autunno del 1973 la stampa sovietica scatena contro S. una massiccia campagna propagandistica, che continuerà per oltre un decennio. Alla campagna diffamatoria dei mass-media si accompagnano pressioni psicologiche su S. e la sua famiglia, che subiscono provocazioni di vario genere da parte dei servizi speciali.
L'attività sociale di S. ottiene importanti riconoscimenti internazionali: nel dicembre 1973 viene insignito del premio della Libertà, assegnato dalla Casa della Libertà di New York, nel settembre 1974 lo scienziato riceve il premio italiano Cino del Duca (che devolve al Fondo dei figli dei detenuti politici). Il 9.10.1975 gli viene conferito il premio Nobel per la Pace: lo ritirerà nel dicembre dello stesso anno sua moglie Elena Bonner, dopo aver letto il discorso scritto da S. Pace, progresso, diritti dell'uomo. A partire dall'ottobre 1975 in vari paesi si tengono regolarmente degli incontri internazionali a lui intitolati, per discutere sul rispetto dei diritti dell'uomo in URSS.
Dopo l'intervento delle truppe sovietiche in Afghanistan alla fine di dicembre 1979, S. rilascia alcune dichiarazioni a corrispondenti stranieri, in cui condanna duramente questa azione e invita al boicottaggio internazionale dell'URSS. Il Politburo del CC del PCUS reagisce privando S. di tutte le onorificenze e i titoli statali e decidendone l'espulsione da Mosca. Il 22.1.1980 S. viene fermato per strada e condotto con la forza nella città di Gor'kij (chiusa agli stranieri). Qui vive per quasi sette anni: davanti alla porta di casa sua sosta un poliziotto che non lascia passare visitatori indesiderati, e S. non può avere contatti telefonici con l'estero. Tuttavia non interrompe la sua attività sociale. Elena Bonner fa pervenire a Mosca i suoi articoli e le sue dichiarazioni. S. continua anche il lavoro scientifico e comincia a scrivere le sue memorie, benché ostacolato dalle autorità, che gli sottraggono ripetutamente il manoscritto.
Dal 1984 e per un anno e mezzo S. e sua moglie sono praticamente isolati dal mondo (contro la Bonner è in corso un processo, e nell'agosto viene condannata a cinque anni di confino a Gor'kij). In questo periodo S. fa ripetutamente degli scioperi della fame, ma viene ricoverato in ospedale e sottoposto ad alimentazione forzata.
Nel febbraio 1986 S. scrive una lettera al nuovo segretario generale del CC del PCUS Gorbačëv a proposito della situazione dei detenuti politici sovietici, proponendogli un'amnistia politica generale. Il 16.12.1986 (otto giorni dopo la tragica morte nel carcere di Čistopol' del detenuto politico Anatolij Marčenko, che per molti mesi aveva fatto uno sciopero della fame con la stessa richiesta) Gorbačëv telefona personalmente a S. e gli comunica che il confino per lui e la moglie è revocato. Contemporaneamente ha inizio una massiccia campagna per l'amnistia dei detenuti politici sovietici.
Il 23.12.1986 S. torna a Mosca, il suo arrivo diventa il simbolo dell'inizio di una nuova epoca nella storia sovietica. A partire dal giugno 1987 i periodici sovietici cominciano a pubblicare gli articoli di S.
Fra la fine del 1988 e l'inizio del 1989 S. contribuisce a fondare l'associazione "Memorial", di cui è eletto presidente onorario.
Nel novembre 1988 si reca all'estero per la prima volta in vita sua: in un anno visita gli Stati Uniti, la Francia, il Giappone e altri paesi.
Nell'aprile del 1989 in un'assemblea dell'Accademia delle Scienze dell'URSS S. viene eletto deputato. Nel maggio-giugno 1989 partecipa attivamente ai lavori del I Congresso dei deputati del popolo dell'URSS. Viene eletto membro della Commissione costituzionale del Congresso, nel dicembre 1989 presenta un suo progetto di nuova costituzione dell'URSS (Costituzione dell'Unione delle Repubbliche Sovietiche di Europa e Asia).
Muore improvvisamente nel suo appartamento mentre sono in corso i lavori del II Congresso dei deputati del popolo. Il feretro viene esposto al Palazzo della gioventù di Mosca e in un solo giorno circa centomila persone vengono a rendergli l'estremo saluto. È sepolto nel cimitero Vostrjakovskij di Mosca.
A Mosca esistono un Museo e il centro sociale "Pace, progresso e diritti dell'uomo" intitolati ad Andrej Sacharov, e anche un Archivio Sacharov. Nella città di Nižnij Novgorod (già Gor'kij), nella casa dove lo scienziato visse in esilio, è aperto un museo a lui dedicato.
A Sacharov è intitolato un viale di Mosca.