Durante gli anni Trenta il Terrore staliniano colp? duramente le comunità straniere che vivevano in Unione Sovietica e, fra queste, anche quella italiana conobbe l'esperienza della persecuzione e della deportazione nei lager. Sospettati, nella maggior parte dei casi, di attività antisovietica e di spionaggio, alcune centinaia di italiani, per lo pi? emigrati politici e giunti in URSS negli anni Venti, morirono fucilati dopo processi sommari o subirono lunghe sofferenze nei campi di lavoro forzato. A questa vicenda di dolore e di morte si aggiunse, negli anni della seconda guerra mondiale, la dura esperienza della deportazione e del lavoro coatto nelle colonie dell'NKVD per gli italiani che vivevano a Kerč', in Crimea, questi ultimi discendenti di famiglie pugliesi trasferitesi in Russia sin dal XIX secolo.





 

Nel 1956, dopo il XX Congresso del PCUS, anche gli italiani colpiti delle repressioni staliniane furono riabilitati. Tra di essi molti erano ormai morti, pochissimi erano stati liberati. Ancor pi? rari furono i casi di coloro che riuscirono a tornare in Italia. Qui la memoria delle vittime italiane del GULag rimase a lungo dimenticata, complice l'ostinato silenzio del Partito comunista italiano che preferiva non ricordare le responsabilità dei propri dirigenti e di Togliatti, presenti a Mosca negli anni Trenta. In aggiunta a ci?, l'impossibilità, sino agli inizi degli anni Novanta, di accedere agli archivi sovietici rendeva difficoltosa la ricostruzione di quegli eventi.

A partire dal 1992 per?, grazie alla possibilità di accedere al materiale documentario conservato negli archivi russi (peraltro progressivamente ridotta negli ultimi anni), si è potuti giungere alla prima ricostruzione completa, basata su fonti archivistiche, della storia delle vittime italiane dello stalinismo.

A tal fine, ricerche specifiche sono state condotte al Gosudarstvennyj Archiv Rossijskoj Federacii, l'Archivio Centrale della Federazione Russa, dove, nel Fondo degli incartamenti processuali, sono raccolti 120.000 fascicoli personali di arrestati nella regione di Mosca provenienti dalla Direzione moscovita dell'FSB (ex KGB), che ne comprendeva 300.000. Il passaggio dei fascicoli dall'FSB di Mosca al GARF è quindi ancora in corso, cos? come le pratiche per la riabilitazione dei condannati. Sempre al GARF è conservato anche l'Archivio della Croce Rossa Politica ("fondo Peškova"), fra le cui carte si è ritrovata un'interessante documentazione sul caso di diversi italiani arrestati a Mosca come ostaggi nel 1919 e in seguito liberati proprio per l'intervento di questa organizzazione, attiva a Pietrogrado e a Mosca fra il dicembre 1917 e l'agosto 1937.

Al RGASPI (Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Social'no-Političeskoj Istorii, Archivio Statale Russo di Storia sociale e politica) è stato possibile consultare le carte della Terza Internazionale e delle sue sezioni, compreso il Partito comunista italiano, quelle dei segretariati Ercoli, Pjatnickij, Dimitrov, Manuil'skij e della segreteria dell'IKKI (Ispolnitel'nyj Komitet Kommunističeskogo Internacionala, Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista), i fondi del MOPR, della KUNMZ e della Scuola leninista, e parte dei materiali sulle Brigate Internazionali. ? stato possibile un parziale accesso anche agli Archivi della Procura della Repubblica Federale Russa, che hanno concesso una serie di estratti della documentazione conservata nei fascicoli personali degli italiani repressi.

Oltre che negli archivi di Mosca, sono state svolte ricerche presso alcuni archivi periferici del Ministero degli Interni, che conservano la documentazione relativa ai detenuti nei lager delle rispettive regioni. E cos? si sono trovate tracce di detenuti italiani negli archivi di Magadan, Krasnodar, Chabarovsk, čeljabinsk, Vorkuta, Voronež, Odessa e Sinferopoli: importante, quest'ultimo, soprattutto per la storia della comunità di Kerč'. E, oltre a quelli di Russia e Ucraina, anche gli archivi di altre repubbliche ex sovietiche, come Azerbajdžan, Georgia e Uzbekistan, hanno fornito testimonianze su italiani arrestati con le solite imputazioni di attività antisovietica e spionaggio.

Particolarmente preziosa è stata la collaborazione offerta dal Centro Studi "Memorial" di Mosca e dalle sue filiali sparse in tutta la Russia, i cui ricercatori e archivisti da anni si occupano di raccogliere materiali sui martiri dei lager staliniani. Molto importante è stata infine, per quanto riguarda le fonti russe, la pubblicazione dei cosiddetti "martirologi" e "libri della memoria", elenchi accompagnati da brevi profili biografici delle vittime "riabilitate" delle repressioni, suddivisi in genere per regione o per categoria sociale. L'edizione di tali volumi (circa 100 finora) è stata curata in questi anni dal Centro Studi "Memorial" e da altri istituti di ricerca sulle repressioni staliniane. Fra i pi? importanti, anche dal punto di vista delle informazioni sugli italiani, citiamo i martirologi del Poligono di Butovo (quattro volumi pubblicati finora), della Kommunarka e del cimitero di Vagan'kovo, tre località nei dintorni di Mosca dove furono fucilati e sepolti in enormi fosse comuni decine di migliaia di condannati dei processi politici svoltisi nella capitale. Ma anche nei "libri della memoria" di Chabarovsk, Jaroslavl', Kaluga, Leningrado, Lipeck, Magadan, Nižnij Novgorod, Ossetia del nord, Repubblica dei Comi, Rostov, Sverdlov, Tomsk e Ufa sono stati trovati nomi e biografie di italiani.

Specifiche indagini sono state infine condotte presso gli archivi italiani e, in particolar modo, presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma, il Ministero degli Affari Esteri, la Fondazione Istituto Gramsci e la Fondazione Piero Gobetti.
Sono stati inclusi in questa ricerca:

  1. i discendenti degli italiani che emigrarono nella Russia zarista nel corso del XIX secolo.
  2. i cittadini dell'impero austro-ungarico di nazionalità italiana
  3. gli italiani emigrati in URSS negli anni Venti e Trenta costretti in larga parte ad assumere, dopo il 1932, la cittadinanza sovietica
  4. i cittadini sovietici arrestati in base ai legami di parentela con italiani.
  5. i soldati italiani dell'ARMIR che, accusati di reati comuni, passarono dalla giurisdizione del GUPVI a quella del GULag, perdendo il loro status di militari.

I nuovi materiali d'archivio permettono la ricostruzione di una serie di vicende biografiche personali prima del tutto sconosciute o comunque lacunose. Di molti italiani, infatti, si supponeva o si sapeva che erano stati arrestati al tempo delle "purghe" staliniane, talvolta si aveva notizia della loro riabilitazione, ma si ignoravano il percorso politico e professionale in Unione Sovietica, la destinazione dopo l'arresto e le circostanze esatte della morte. Di alcuni si sono ricostruiti dati anagrafici pi? precisi, o la vera identità nel caso di militanti conosciuti solo con il nome di copertura. E molti sono i nomi del tutto nuovi, a cui si aggiungono quelli delle 150 famiglie di Kerč' deportate in Kazachstan del Nord e in Siberia, rinvenuti negli archivi di Sinferopoli o grazie alle testimonianze dei sopravvissuti.

Tutto il materiale bibliografico e archivistico che è stato raccolto in Russia e in Italia durante questa ricerca è conservato presso la Fondazione Feltrinelli di Milano. Dove è stato possibile, sono stati fotocopiati i fascicoli personali conservati negli archivi russi, comprendenti foto, note caratteristiche, atto di condanna a morte, atto di riabilitazione, lettere dei famigliari.

 

Elena Dundovich, Francesca Gori, Emanuela Guercetti