L'insurrezione di Kronštadt

A causa del protrarsi della guerra civile e della politica economica radicale dei bolscevichi ("comunismo di guerra"), nella primavera del 1921 la Russia sovietica si trovò sull'orlo della catastrofe economica e politica. La carestia, la crisi energetica, la paralisi della struttura produttiva, la distruzione dei meccanismi di mercato avevano portato a un grave malcontento della popolazione. Per tutto il paese si propagò un'ondata di rivolte contadine. Nelle città, soprattutto a Mosca e Pietrogrado, scoppiarono proteste operaie – scioperi e manifestazioni che minacciavano di sfociare in gravi disordini.
Il 25 febbraio 1921 a Pietrogrado fu proclamato lo stato di guerra e organizzato un Comitato di difesa. All'inizio di marzo la tensione in città era un po' diminuita, ma nel frattempo l'ondata di malcontento aveva già raggiunto Kronštadt, la fortezza sul Golfo di Finlandia, base della flotta del Baltico.
Il 28 febbraio i marinai delle navi "Petropavlovsk" e "Sevastopol'" rivolsero un appello al governo perché rispettasse i diritti e le libertà proclamati nell'ottobre del 1917. Il 1 marzo più di 16.000 dimostranti sostennero questo appello. Si creò un Comitato rivoluzionario provvisorio, che prese di fatto il potere. Furono arrestati i rappresentanti del potere comunista: il commissario della flotta del Baltico, il presidente del soviet cittadino e altri; delle "trojke" rivoluzionarie (tribunali improvvisati) arrestavano e giudicavano i bolscevichi che protestavano. Più di 900 comunisti intanto uscivano volontariamente dal partito, si sciolsero alcune decine di cellule. Agli insorti si unirono gli specialisti militari del quartier generale della fortezza, che aiutarono a organizzarne la difesa. La principale parola d'ordine dell'insurrezione era "Potere ai Soviet, non ai partiti".
Il Governo rispose esigendo la resa immediata: impose un ultimatum e inviò l'esercito contro i rivoltosi. Cominciò il bombardamento e il cannoneggiamento di Kronštadt. A Pietrogrado fu proclamato lo stato d'assedio, ogni collegamento con la fortezza fu interrotto. La propaganda ufficiale diffuse l'informazione che a Kron(pip)tadt fosse scoppiata una rivolta dei Bianchi, comandata da un generale zarista, e che i marinai rivoluzionari fossero stati ingannati. Contemporaneamente iniziarono le repressioni in altri settori della flotta del Baltico.
Il primo assalto alla fortezza fallì. Quello stesso giorno (8 marzo) si aprì il X congresso del partito bolscevico, in cui fu annunciata la svolta della Nuova Politica Economica (NEP), il che in parte coincideva con le richieste degli insorti. Tuttavia il mutamento degli orientamenti economici non implicò la riconciliazione con i ribelli: si decise di schiacciare l'insurrezione a qualsiasi costo e nel più breve tempo possibile (prima che si sciogliessero i ghiacci nel golfo di Finlandia). Il congresso assegnò a una parte dei deputati il compito di soffocare la rivolta. Cominciò un attacco concentrato di tutte le truppe sul ghiaccio del golfo.
Il 17 marzo fu sferrato un secondo assalto, e la mattina del giorno seguente la fortezza era interamente nelle mani dell'Armata rossa. Circa 7.000 insorti riuscirono a riparare in Finlandia: fra essi, quasi tutti i membri del Comitato rivoluzionario provvisorio e dello stato maggiore della difesa. I restanti furono colpiti da una spietata repressione. Quasi tutti i marinai e i soldati furono giudicati da tribunali militari. I condannati alla pena di morte venivano fucilati direttamente sul ghiaccio davanti alla fortezza. I fucilati furono in tutto 2.103, 6.459 i condannati a varie pene detentive. Le persecuzioni più feroci colpirono coloro che avevano abbandonato le file del partito comunista. In tutto il paese ci furono arresti di famigliari dei rivoltosi, spesso le repressioni colpirono persone che non avevano nulla a che fare con l'insurrezione. Nella primavera del 1922 cominciarono le deportazioni in massa degli abitanti di Kronštadt (in tutto i deportati furono più di 2.500). In seguito i soldati semplici che avevano partecipato alla rivolta furono liberati; furono amnistiati anche i marinai rientrati dalla Finlandia.

Fonti: Jarov 1992; Kronštadtskaja tragedija, 1999.