Il caso del "complotto militare fascista"

"Il processo ai militari", svoltosi a Mosca nell'estate del 1937, ebbe conseguenze tragiche anche a lungo termine, poiché le massicce epurazioni nell'esercito alla vigilia della seconda guerra mondiale compromisero gravemente la capacità difensiva del paese.
L'acutizzarsi e l'estendersi delle repressioni nel paese avevano indotto Stalin e il suo entourage a dubitare della lealtà degli alti capi militari, che godevano di grande autorità fra il popolo e nell'esercito fin dai tempi della guerra civile.
Anche prima c'erano state repressioni nell'esercito, ma mai avevano toccato alti ufficiali del calibro di Tuchačevskij (maresciallo), Uborevič, Jakir, Kork (comandanti d'armata) ecc. Verso la metà degli anni '20 c'era stata un'epurazione nel comando dell'Armata Rossa, sospettato di simpatizzare per l'opposizione trockista; fra la fine degli anni '20 e l'inizio del decennio successivo si erano adottate misure per eliminare gli ufficiali del vecchio esercito: ex ufficiali erano stati accusati di congiura, e più di 3.000 comandanti dell'Armata Rossa erano stati condannati (in questi anni furono espulsi dall'esercito 47.000 uomini).
A partire dall'estate del 1936 ripresero gli arresti all'interno del comando e si cominciarono a raccogliere testimonianze di provocatori, in particolare contro V.M. Primakov e V.K. Putna, che furono arrestati nell'agosto 1936. Dopo il Plenum del CC del VKP(b) nel febbraio-marzo 1937 le repressioni si intensificarono. Agli arrestati furono estorte deposizioni sul coinvolgimento di Tuchačevskij, Jakir e altri in attività antisovietiche e di spionaggio e nella creazione di un'organizzazione militare controrivoluzionaria, mirante a "rovesciare il potere sovietico, a instaurare una dittatura militare… a restaurare il capitalismo". Gli interrogatori, a cui parteciparono non solo membri del Politbjuro, ma Stalin stesso, erano condotti con i metodi più disumani, il che spiega perché tutti gli arrestati, che in un primo tempo avevano negato la propria colpevolezza, cominciassero piuttosto presto a denunciare se stessi e le persone del loro ambiente. Nel maggio 1937 furono arrestati Kork, Fel'dman, Tuchačevskij, Ejdeman, Jakir e Uborevič. Ricorrendo alla tortura e alla falsificazione dei verbali degli interrogatori gli inquirenti li costrinsero rapidamente a confessare di aver ordito un complotto militare.
Il 31 maggio 1937, avendo appreso la propria destituzione dal Commissariato del popolo alla difesa, Ja.B. Gamarnik si suicidò. Il 1 giugno erano stati arrestati come "congiurati" 20 membri del Consiglio Militare, il 7 giugno fu stampato il testo definitivo dell'atto di accusa. L'11 giugno 1937 una Sezione speciale della Corte Suprema dell'URSS in una seduta a porte chiuse condannò alla fucilazione tutti "i partecipanti al complotto". La condanna fu eseguita l'indomani. (Occorre notare che molti componenti di questa Sezione speciale sarebbero stati ben presto fucilati a loro volta con lo stesso capo d'imputazione: Alksnis, Bljucher, Špošnikov, Dybenko e altri).
A soli 9 giorni dal processo a Tuchačevskij furono arrestati come partecipanti al complotto militare 980 comandanti e commissari politici. Quindi cominciarono gli arresti di alti ufficiali all'interno del Commissariato del popolo alla difesa e dell'Ufficio Politico centrale dell'Armata Rossa, dello Stato maggiore, dei vari distretti militari, delle accademie, della flotta. Dei 408 comandanti e dirigenti dell'Armata rossa, arrestati nel periodo 1937-1938 con l'accusa di partecipazione al "complotto militare", solo sette furono condannati al lager, tutti gli altri furono fucilati.
Il 31 gennaio 1957 la sentenza dell'11 giugno 1937 fu cancellata e tutti i condannati furono riabilitati.

Fonti: Reabilitacija. Političeskie processy 30-50-ch godov. Moskva 1991.