Il caso del Partito industriale

Dal 25 novembre al 7 dicembre 1930 a Mosca si svolse il processo al "Partito industriale", una fantomatica organizzazione controrivoluzionaria clandestina della "intelligencija tecnica borghese", che avrebbe agito su incarico dello spionaggio francese. Nell'autunno del 1930 i giornali pubblicarono un comunicato ufficiale, preparato da Jagoda, in cui si diceva che gli organi della OGPU avevano scoperto un'organizzazione segreta controrivoluzionaria denominatasi "Partito industriale". Tale organizzazione mirava a far fallire l'industrializzazione del paese creando una sproporzione artificiale fra i settori dell'economia e ricorrendo al sabotaggio nelle imprese industriali, nei cantieri ecc. Il Partito industriale era strettamente legato al capitale straniero e praticava lo spionaggio. L'organizzazione clandestina fra il 1925 e il 1930 aveva provocato danni nell'industria e nei trasporti. In tutto il paese si organizzarono comizi in cui si chiedeva di punire con decisione i sabotatori e le spie. Fu proprio in questa occasione che nacque la frase di Gor'kij: "Se il nemico non si arrende, lo si annienta". Il processo pubblico agli esponenti del Partito industriale, apertosi il 7 dicembre a Mosca, vide una grande affluenza di corrispondenti stranieri. Presiedeva il procuratore Vy?inskij. Davanti alla corte c'erano 8 imputati, fra cui il membro del collegio del Gosplan dell'URSS e del Consiglio Superiore dell'Economia dell'URSS, direttore dell'Istituto Termotecnico professor L.K. Ramzin, accusato di essere il leader del Partito industriale. Nel "caso" furono coinvolti anche altri dirigenti del Gosplan e del Consiglio Superiore dell'Economia. In sostanza costoro erano accusati di spionaggio a favore della Francia e dell'Inghilterra e di tradimento della patria. Tutti gli imputati si riconobbero colpevoli, ma tutte le confessioni, tranne l'aperta autodenuncia di Ramzin, risultarono piuttosto incomprensibili, contraddittorie, quando non addirittura prive di senso. Nondimeno, tutti gli imputati furono dichiarati colpevoli, cinque di essi furono condannati alla pena capitale, pi? tardi commutata in 10 anni di lager con perdita dei diritti civili per 5 anni. Gli altri furono condannati a varie pene detentive. (Nel febbraio 1936 il Comitato Esecutivo Centrale dell'URSS grazi? alcuni condannati). Parallelamente al processo al Partito industriale l'OGPU s'interess? al caso del "Partito contadino del lavoro", guidato dagli economisti Cajanov e Nikolaj Kondrat'ev, le cui teorie dissentivano dal corso staliniano. Sulla base delle loro deposizioni si confezion? il caso del "Comitato congiunto dei menscevichi", e s'innesc? cos? una reazione a catena ("blocco di destra e di sinistra di Syrcov-Lominadze", "Unione nazionalista russa" ecc.). (Questione ancora aperta fra gli storici ? se Ramzin fosse o no un provacatore. Dopo aver scontato 6 dei 10 anni in un istituto scientifico-produttivo dell'OGPU, egli fu liberato nel febbraio 1936. Da quel momento piovvero su di lui ricompense, onorificenze e incarichi di prestigio. Molte e varie testimonianze depongono a favore di questa ipotesi.)

Fonti: V. Koval?v, Moskovskie processy. In: Inkvizitor. Stalinskij prokuror Vy?inskij, Moskva 1992.