Inizio delle rivolte antibolsceviche a Mosca e Jaroslavl'

I fatti avvenuti a Mosca il 6-7 luglio 1918 ed entrati nella storia sotto il nome di "rivolta degli SR di sinistra" cominciarono con l'attentato all'ambasciatore tedesco Mirbach. Il 6 luglio due membri del partito dei socialisti rivoluzionari di sinistra (PLSR), i collaboratori della Čeka G. Bljumkin e N. Andreev, con una lettera falsa penetrarono nella sede dell'ambasciata tedesca e assassinarono Mirbach durante un colloquio. Alcuni giorni prima l'atto terroristico era stato approvato da alcuni membri del comitato centrale della PLSR. Dopo l'attentato gli assassini si recarono allo stato maggiore del reparto di D. Popov, che da tale comitato centrale dipendeva. Seguirono l'arresto del capo della VČK Feliks Dzeržinskij, che si era presentato da Popov per farsi consegnare gli assassini dell'ambasciatore tedesco, e l'arresto (probabilmente in risposta a quello di Dzeržinskij) della frazione della PLSR (alcune centinaia di delegati) nell'edificio del teatro Bol'šoj, dove si stava svolgendo il V Congresso dei Soviet. Durante la giornata gli SR di sinistra non avevano compiuto alcun atto offensivo. Il giorno dopo i bolscevichi, concentrate le forze necessarie, schiacciarono la "rivolta degli SR di sinistra".
Alcuni giorni dopo a Simbirsk, apparentemente in seguito a quanto accaduto a Mosca il 6-7 luglio, M. Murav'ëv, comandante in capo del Fronte Orientale, guidò un tentativo di rivolta allo scopo di riprendere la guerra contro la Germania. Murav'ëv era sostenuto da alcuni SR di sinistra locali (benché personalmente non fosse mai stato iscritto alla PLSR). La rivolta fu sedata nel giro di poche ore.
Questi in sintesi gli avvenimenti. Ma il significato storico del 6-7 luglio 1918 va molto al di là di questi fatti. L'uccisione dell'ambasciatore tedesco era stata una reazione all'accordo di pace con la Germania, firmato a Brest-Litovsk nel marzo 1918 e decisamente osteggiato non solo dalla PLSR, ma anche da una parte dei bolscevichi. L'accordo era considerato un tradimento degli ideali rivoluzionari, una capitolazione dinanzi all'imperialismo mondiale. Gli SR di sinistra, fin dall'ottobre 1917 alleati dei bolscevichi, con cui avevano condiviso la responsabilità del rivolgimento d'ottobre e del successivo scioglimento dell'Assemblea costituente, dopo la firma della pace avevano però abbandonato il governo (Sovnarkom), anche se deputati SR facevano comunque parte dei soviet a tutti i livelli, intervenendovi di volta in volta come alleati o come oppositori dei bolscevichi.
I bolscevichi seppero sfruttare al massimo l'assassinio di Mirbach. Con l'arresto della frazione della PLSR e l'assalto al quartier generale di Popov (7 luglio) finì di fatto il sistema bipartitico (e quindi quello pluripartitico). Lenin e il suo partito non avevano più bisogno di alleati socialisti.
Tutt'altro carattere ebbe la rivolta a Jaroslavl' e nelle altre città del Volga, che si protrasse dal 6 al 21 luglio 1918. L'insurrezione era stata organizzata dalla sezione locale dell'Unione di difesa della patria e della libertà, creata dall'ex rivoluzionario e terrorista B.V. Savinkov. All'inizio del 1918 l'Unione di Savinkov era la più forte e autorevole struttura antisovietica nella Russia Centrale: associata ad altre organizzazioni antibolsceviche locali, aveva cellule non solo a Jaroslavl', ma in tutte le grandi città dell'alto corso della Volga: Rybinsk, Murom, Kostroma. L'Unione di difesa era anche in contatto con la clandestinità antibolscevica di Mosca, ma a causa della crescente attività della VČK nella capitale, concentrava il suo lavoro nei centri di provincia.
La rivolta di Jaroslavl' fu uno dei primi tentativi di organizzare un fronte unico antibolscevico: sarebbe potuta diventare il centro unificante per i reparti cecoslovacchi e per l'armata del Comitato dei membri dell'Assemblea Costituente ("Komuč"), che attaccavano Mosca da est, e per le forze unificate dei paesi dell'Intesa, il cui sbarco ad Archangel'sk era previsto entro breve tempo. Dopo gli insuccessi della clandestinità moscovita nel maggio-giugno 1918, le forze superstiti dell'Unione di difesa, guidate dal colonnello A.P. Perchurov, futuro capo della rivolta, si spostarono a Jaroslavl', mentre un'altra parte della sezione moscovita dell'Unione raggiunse Rybinsk.
La rivolta cominciò con un'operazione rapida ed efficace. Già a mezzogiorno del 6 luglio erano stati completamente disarmati e arrestati i reparti comunisti in città, liquidato lo stato maggiore bolscevico, occupati la posta, il telegrafo e altri edifici strategici. Fra le file dei rivoltosi si contavano fra i 400 e i 1000 uomini, sostenuti da una parte degli operai. Dopo la presa della città fu restaurata l'amministrazione comunale, in cui entrarono rappresentanti di diversi partiti politici (dai cadetti ai menscevichi). L'appello "Alla popolazione della città di Jaroslavl'", pubblicato dall'amministrazione, si concludeva con le parole: "Viva l'Assemblea costituente, legittimamante eletta da tutto il popolo!" Fra i rivoltosi si osservava un'unità politica rara per l'epoca: dai socialdemocratici ("menscevichi") ai cadetti e ai monarchici.
La città fu sottoposta a un incessante fuoco di artiglieria e al bombardamento aereo (alla fine della rivolta praticamente tutto il centro era distrutto, molti monumenti storici abbattuti), ogni giorno morivano decine di persone. Ma nei primi giorni dell'insurrezione ci furono anche eccessi sanguinosi che resero più aspro il conflitto da ambo le parti, come l'uccisione senza processo dei dirigenti bolscevichi della città e la crudeltà verso i prigionieri.
Verso la metà di luglio l'accerchiamento di Jaroslavl' da parte delle truppe rosse rendeva sempre più evidente che gli insorti non avrebbero potuto mantenere a lungo il controllo della città. I tentativi di sollevare una rivolta a Rybinsk (8 luglio), dove era giunto lo stesso Savinkov, e a Murom (9 luglio) furono presto sedati.
Il 20 luglio era ormai chiaro che era inutile proseguire la lotta armata contro forze di gran lunga superiori. Pochi poterono allontanarsi dalla città. Fra coloro che riuscirono a rompere l'accerchiamento delle truppe rosse ci fu il piccolo gruppo di Perchurov, che in seguito riuscì ad attraversare il fronte e a riunirsi con dei reparti dell'armata del "Komuč". Quanti erano rimasti a Jaroslavl' si arresero il 21 luglio. Subito cominciò la repressione: secondo la stima di S.P. Mel'gunov furono fucilati più di 400 insorti. Durante la difesa della città erano morti più di 600 partecipanti alla rivolta, e il numero delle vittime dei bombardamenti fra la popolazione civile fu ancora maggiore.

Fonti: Levye esery v VČK. Sb. dokumentov, a cura di V.K. Vinogradov et al., Kazan' 1996.

Ju.G. Fel'štinskij, Bol'ševiki i levye esery. Oktjabr' 1917 - ijul' 1918. Na puti k odnopartijnoj diktature, Pariž, YMKA-PRESS, 1985.

Jaroslavskoe vosstanie. Ijul' 1918, Moskva, Posev 1998.